L’Intelligenza Artificiale: alleata o nemica dell’occupazione?

L’Intelligenza Artificiale è ormai una realtà sempre più presente nella nostra vita quotidiana e nell’ambiente lavorativo. L’IA promette di rivoluzionare molti settori, rendendo i processi più efficienti, migliorando la produttività e introducendo nuove opportunità. Tuttavia, sorgono anche legittime preoccupazioni riguardo al suo impatto sul mondo del lavoro: sarà un’alleata preziosa in grado di potenziare le nostre capacità lavorative o rappresenterà una minaccia per l’occupazione umana? Approfondiamo questo tema così dibattuto, scoprendo in che modo l’Intelligenza Artificiale influenzerà i lavori umani e quali lavori saranno a rischio. 

In che modo l’Intelligenza Artificiale influenzerà i lavori umani?

Il futuro del lavoro è caratterizzato da dubbi e incertezze, non solo a causa della persistente crisi economica che ha segnato il decennio passato, ma anche dall’accelerazione digitale straordinaria che stiamo vivendo. È proprio questa accelerazione tecnologica a sollevare una delle questioni più ambigue: l’Intelligenza Artificiale toglie il lavoro o può creare nuove opportunità lavorative? Entrambe le risposte sono plausibili e dipendono da vari fattori.

Una notizia recente che ha suscitato notevole attenzione, specialmente tra coloro che guardano con sospetto all’Intelligenza Artificiale, è il rapporto di Goldman Sachs, che suggerisce che l’IA potrebbe sostituire l’equivalente di 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno in un futuro non troppo lontano.

L’impatto dell’IA varierà notevolmente da settore a settore. In alcuni settori, l’essere umano rimarrà insostituibile, mentre in altri, dove le macchine saranno sempre più utilizzate, il pensiero critico e l‘approccio strategico degli individui saranno essenziali. L’IA si concentrerà probabilmente su compiti ripetitivi come copia, incolla, trascrizione e digitazione, migliorando l’efficienza dei processi produttivi e mantenendo i lavoratori umani al sicuro. Inoltre, in settori come la diagnosi medica, la traduzione vocale e la contabilità, l’IA ha dimostrato di superare l’essere umano in termini di precisione ed efficienza.

Tuttavia, l’IA non sarà in grado di sostituire il giudizio umano, la capacità di sviluppare strategie complesse o di affrontare scenari complicati in modo critico. L’intuizione umana rimarrà fondamentale, e anche se molte persone si rivolgeranno all’IA per assistenza nella risoluzione dei problemi, alla fine saranno gli esseri umani a prendere le decisioni finali. In questo contesto, l’Intelligenza Artificiale può diventare un alleato prezioso per migliorare le nostre capacità decisionali, ma non un sostituto completo per l’ingegno umano.

A questo proposito, lo studio Goldman Sachs evidenzia che il 46% delle attività amministrative e il 44% delle professioni legali potrebbero essere automatizzate, ma questa percentuale scende al 6% per le attività legate all’edilizia e al 4% per la manutenzione. Dunque, se alcuni lavori saranno destinati a scomparire, la tecnologia aprirà nuove prospettive occupazionali con nuovi mestieri

Quali lavori a rischio con Intelligenza Artificiale?

Alla luce di quanto detto, possiamo dare una risposta alla domanda: “Quanti lavori verranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale?”.

Uno studio condotto dal McKinsey Global Institute, che fotografa l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul lavoro, sostiene che a breve alcune categorie di lavoratori potrebbero trovarsi nella necessità di cambiare occupazione a causa dell’ampio utilizzo delle nuove tecnologie.  

Secondo questo report, entro il 2030, circa 11,8 milioni di lavoratori negli Stati Uniti dovranno affrontare la sfida di scegliere una nuova carriera. La prospettiva di dover cambiare impiego entro i prossimi sette anni è particolarmente elevata per i lavoratori con salari più bassi, con una probabilità fino a 14 volte superiore rispetto ad altri.

Ma quali sono i lavori più a rischio a causa dell’automazione e dell’Intelligenza Artificiale? Secondo il rapporto, i lavori con il più alto potenziale di automazione da parte dei nuovi modelli di linguaggio sono quelli che si basano su attività ripetitive, procedure standardizzate e hanno una limitata componente relazionale o di specializzazione. Questi lavori potrebbero vedere una drastica riduzione delle opportunità nel prossimo decennio. Tra questi, ci sono:

  • Addetti all’autorizzazione del credito
  • Analisti di dati
  • Analisti di mercato  
  • Analisti gestionali  
  • Tecnici della comunicazione
  • Operatori di telemarketing 
  • Assistenti statistici 
  • Scrutatori 
  • Assistenti amministrativi
  • Programmatori e sviluppatori web
  • Operai non specializzati
  • Commessi e cassieri

Il motivo principale di questa tendenza sta nel fatto che questi impieghi coinvolgono una quota elevata di attività stereotipate, raccolta ed elaborazione elementare dei dati, tutte attività che possono essere gestite in modo efficiente dai sistemi automatizzati. È importante che i lavoratori si preparino a questa inevitabile trasformazione, acquisendo nuove competenze e adattandosi ai cambiamenti nel mondo del lavoro.

Intelligenza Artificiale e occupazione: qual è la situazione in Italia?

Iniziamo subito con alcuni dati: secondo il report di Confartigianato, in Italia sono ben 8 milioni e mezzo i lavori a rischio a causa dell’Intelligenza Artificiale. Quelli più a rischio sono i cosiddetti “colletti bianchi”, ovvero coloro che svolgono compiti che richiedono elevate competenze intellettuali e amministrative, come ad esempio dirigenti e manager, sia nel settore pubblico che privato, esperti nelle discipline commerciali, scientifiche e ingegneristiche, professionisti dell’informatica e tecnici.  

Confartigianato ha anche analizzato le aree geografiche italiane in cui i lavoratori sono più a rischio: in cima alla lista c’è la Lombardia, con il 35,2% dei nuovi assunti nel 2022 che potrebbe vedere minacciata la propria occupazione a causa dell’Intelligenza Artificiale, seguita da Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta. 

Senza cedere alla visione apocalittica in cui il lavoro umano è completamente sostituito dall’IA, il rapporto di Confartigianato sottolinea alcuni aspetti positivi dello sviluppo tecnologico e dell’automazione: in Italia, già il 6,9% delle piccole aziende fa uso di robot per ottimizzare i processi produttivi, mentre il 5,3% delle piccole e medie imprese ha implementato sistemi di Intelligenza Artificiale.

Dobbiamo quindi preoccuparci dell’adozione diffusa di queste nuove tecnologie? Marco Granelli, presidente di Confartigianato, ha dichiarato che l’Intelligenza Artificiale è un mezzo, non un fine. Non va temuta, ma gestita con saggezza per diventare uno strumento in grado di valorizzare la creatività e le competenze dei nostri imprenditori. 

Anche uno studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) supporta questa visione. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, è più probabile che la maggior parte dei lavori sia solo parzialmente esposta all’automazione e che l’Intelligenza Artificiale sarà un’integrazione al lavoro umano e non una sostituzione. C’è la possibilità che l’adozione di queste tecnologie intelligenti possa eliminare alcune occupazioni ma, allo stesso tempo, ne creerà di nuove, offrendo quindi opportunità di lavoro che non esistevano prima.

Intelligenza Artificiale: quali posti di lavoro creerà in futuro?

Spesso si sente dire che l’automazione e l’Intelligenza Artificiale possano aumentare il tasso di disoccupazione, ma questa affermazione è fuorviante. In realtà, l’IA rappresenta un progresso che potrebbe generare un notevole incremento di nuove opportunità lavorative.

Mentre alcuni temono che l’IA possa far scomparire un gran numero di impieghi, altri sostengono che ne creerà di nuovi, alimentando la crescita e la produttività. È innegabile che l’IA possa sostituire alcuni lavori non qualificati attraverso l’automazione, ma è altrettanto vero che ciò comporterà l’emergere di nuove opportunità che richiederanno competenze aggiornate acquisite tramite la formazione. In effetti, per determinate attività particolari, l’ingegno, la manualità e la creatività umana rimangono insuperabili da qualsiasi tecnologia avanzata.

L’IA sta già rivestendo un ruolo essenziale anche nel settore dei trasporti automatizzati. Aziende come Uber e Google stanno investendo ingenti somme in veicoli autonomi, il che si tradurrà nella creazione di numerosi posti di lavoro per ingegneri specializzati man mano che questa forma di trasporto si diffonderà ulteriormente.

Uno dei settori che beneficerà maggiormente dell’adozione dell’IA è il campo della sanità, dove si prevede un possibile aumento di quasi un milione di opportunità lavorative. Nel prossimo futuro, ad esempio, i lavori dei tecnici sanitari assistiti dall’IA vedranno una crescita significativa.

Questo principio vale per molti altri settori, dove la richiesta di personale specializzato nella manutenzione dell’IA crescerà costantemente. Le aziende avranno bisogno di un gran numero di sviluppatori, ad esempio, per gestire e migliorare i propri sistemi basati su Intelligenza Artificiale.

Inoltre, se gli algoritmi di IA e l’apprendimento automatico saranno in grado di gestire vasti volumi di dati in modo competente, ciò porterà a risultati migliori per le aziende, incrementando la fedeltà dei dipendenti e l’acquisizione di nuovi, generando ulteriori opportunità di lavoro man mano che le imprese cresceranno e si espanderanno.

Sicuramente l’Intelligenza Artificiale trasformerà il modo in cui lavoriamo oggi, ma è importante concentrarsi sugli enormi vantaggi che potrà portare, tra cui una maggiore produttività e servizi più convenienti, che si tradurranno in una migliore qualità della vita per tutti. Di conseguenza, solo le aziende e le imprese che si adatteranno al cambiamento tecnologico e investiranno in questo settore potranno sfruttarne appieno le opportunità, mentre chi rimarrà indietro rischierà di perdere quest’occasione di crescita e innovazione.