Oggi le aziende in Italia e in tutto il mondo trovano sempre più difficile mantenere una forte posizione competitiva e attrarre e trattenere i talenti. L’inflazione record e la crisi del costo della vita, l’aumento dei posti di lavoro vacanti e della carenza di competenze, il peggioramento dell’ingiustizia e della disuguaglianza sociale e le sfide legate al cambiamento climatico continuano ad avere un enorme impatto sia sugli individui che sulle aziende.
Per contro, ci si aspetta che le aziende, forse ora più che mai, mostrino un impegno genuino verso qualcosa che vada oltre la semplice massimizzazione dei profitti e dimostrino uno scopo nelle loro interazioni con clienti, dipendenti, fornitori e comunità in cui operano. Con l’evoluzione delle dinamiche aziendali e la crescente consapevolezza dell’impatto sociale, il ruolo del Chief Purpose Officer si sta rapidamente affermando come cruciale per guidare le aziende verso una nuova direzione, in cui gli utili si intrecciano con un autentico impegno per il benessere della società e dell’ambiente.
Vediamo chi è il Chief Purpose Officer, quali sono le sue responsabilità e perché il suo ruolo è diventato così vitale nell’attuale panorama aziendale in continuo mutamento.
Chief Purpose Officer: chi è e cosa fa
Il ruolo di Chief Purpose Officer sta emergendo come una figura cruciale all’interno delle organizzazioni moderne, in particolare in un contesto in cui le aziende cercano sempre più di dimostrare il loro impegno verso obiettivi più ampi rispetto al mero profitto finanziario. Il Chief Purpose Officer è incaricato di guidare l’azienda nella definizione e nella realizzazione della sua “missione” o “scopo” centrale, che va al di là dei profitti e incorpora un’impronta sociale e ambientale.
Il Chief Purpose Officer opera a livello strategico all’interno dell’azienda, in quanto è responsabile di sviluppare e guidare l’approccio dell’azienda verso la responsabilità sociale d’impresa (CSR) e verso l’integrazione di obiettivi come la sostenibilità ambientale, la diversità e l’inclusione, il coinvolgimento comunitario e l’etica aziendale, nella mission e nella cultura aziendale complessiva.
Per comprendere a fondo la sua importanza, vediamo quali sono le mansioni pratiche del Chief Purpose Officer:
- Definizione del purpose: in questo compito è racchiuso il significato del termine Chief Purpose Officer, che lavora per definire il “purpose” o “scopo” dell’azienda, un obiettivo che va al di là del mero profitto. Questo può includere la creazione di valore per la società, la risoluzione di problemi sociali o ambientali e il miglioramento della vita dei dipendenti.
- Allineamento strategico: il Chief Purpose Officer si assicura che gli obiettivi siano allineati con la strategia aziendale complessiva. Questo coinvolge l’integrazione dei valori di purpose in tutti gli aspetti dell’operatività aziendale, comprese le decisioni di prodotto, le pratiche di assunzione, le partnership e le politiche di sostenibilità.
- Coinvolgimento degli stakeholder: Il Chief Purpose Officer collabora con una vasta gamma di stakeholder, tra cui dipendenti, clienti, investitori, organizzazioni non profit e comunità locali, per garantire che il purpose aziendale rifletta le aspettative e le esigenze di tutte le parti interessate.
- Impatto sociale ed ambientale: Il Chief Purpose Officer lavora per garantire che l’azienda abbia un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Questo può includere l’implementazione di pratiche di sostenibilità, la promozione dell’inclusione e della diversità, e l’avvio di iniziative di responsabilità sociale.
Quindi, il Chief Purpose Officer ha la responsabilità di guidare l’azienda verso un approccio commerciale più significativo e sostenibile, allineando gli obiettivi finanziari con un impatto sociale positivo. La sua presenza è un riflesso dell’evoluzione delle aziende verso un modello di business più responsabile, etico e orientato verso il benessere generale.
Cos’è il purpose in azienda?
Fino a qualche tempo fa, nei vertici strategici delle aziende, la parola d’ordine era “mission“. Tuttavia, negli ultimi anni, questo concetto ha ceduto il passo a una nozione ancor più profonda e significativa: il “purpose“. La differenza tra i due termini è sostanziale e incide direttamente sulla visione e la direzione delle aziende moderne. Mentre la mission rappresentava un obiettivo primario, una sorta di nuvola di concetti che si espandeva man mano che l’organizzazione si adattava e ridefiniva la sua strategia, il purpose è qualcosa di più profondo e radicato.
Il purpose non è soltanto l’obiettivo o la missione dell’azienda; rappresenta l’essenza stessa del suo essere, un concetto che supera l’aspetto meramente finanziario e va a toccare l’impatto che l’azienda ha sulla società e sull’ambiente in cui opera. Il purpose va oltre la creazione di profitti, abbracciando l’etica, la sostenibilità, l’equità sociale, la diversità, l’inclusione e altri valori nobili.
Volendo inquadrare il purpose in una definizione specifica, dovremmo definirlo come la capacità dell’azienda di emergere sul mercato creando un valore duraturo per tutte le parti interessate, dagli azionisti ai dipendenti, dai clienti ai partner commerciali e alla comunità. Ciò che rende il purpose così fondamentale è che non si tratta solo di soddisfare clienti e azionisti, ma di rispondere alle richieste sempre più pressanti di un pubblico che desidera che le aziende prendano posizione su questioni etiche e ambientali rilevanti.
Le aziende non devono soltanto scegliere una causa da sostenere, ma devono abbracciare principi etici che siano in armonia con l’attività aziendale. Ciò richiede un impegno a tutti i livelli dell’organizzazione. Il purpose non può restare una mera dichiarazione: deve essere incorporato nei valori del brand e trasformato in esperienze significative per i consumatori.
Oltre le parole: affrontare il purpose gap per un impegno autentico
Quando il purpose viene incorporato nella strategia, nella cultura e nelle operazioni quotidiane dell’azienda, può effettivamente generare valore per l’impresa e i suoi stakeholder. Tuttavia, sebbene sia chiaro che le aziende comprendano l’importanza dello scopo, data la crescente enfasi sull’azione sociale da parte degli investitori e di altri stakeholder, è anche vero che spesso non sanno come attuarlo: è qui che si instaura il cosiddetto “purpose gap”. In altre parole, il purpose gap rappresenta il divario tra ciò che un’azienda dice di voler fare in termini di contributo positivo alla società o all’ambiente e ciò che realmente fa nella pratica.
Il purpose gap può emergere quando un’azienda comunica un forte impegno verso la responsabilità sociale d’impresa, la sostenibilità, la diversità e l’inclusione, o altre cause sociali ed etiche, ma poi non riesce a tradurre tali dichiarazioni in azioni tangibili e coerenti. Questo divario può portare a una mancanza di credibilità e fiducia da parte dei consumatori, degli investitori e delle altre parti interessate.
Per esempio, se un’azienda sostiene pubblicamente di essere impegnata nella sostenibilità ambientale, ma continua a utilizzare pratiche industriali dannose per l’ambiente, si crea un purpose gap. Oppure, se un’azienda promuove l’inclusione e la diversità, ma non adotta politiche o azioni concrete per creare un ambiente di lavoro inclusivo, si verifica un divario tra le parole e le azioni.
Ridurre il purpose gap è importante non solo per mantenere la coerenza e la credibilità dell’azienda, ma anche per rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori e degli investitori alla ricerca di aziende autenticamente impegnate in questioni sociali ed etiche. Le aziende che riescono a superare il purpose gap dimostrano un impegno reale verso il cambiamento positivo e possono costruire relazioni più solide e di fiducia con il loro pubblico.