La possibilità di avere due contratti di lavoro contemporaneamente è una questione di grande interesse per molti lavoratori. Tuttavia, la legge impone dei limiti e delle restrizioni per garantire il rispetto dei diritti dei dipendenti e prevenire conflitti di interesse.
In questa guida, capiremo cosa dice la legge riguardo al doppio lavoro, analizzando i principali aspetti normativi e le implicazioni che questo fenomeno comporta sia per i lavoratori dipendenti che per i professionisti autonomi. Vedremo come funziona il doppio lavoro, quando si possono fare due lavori e quali limiti vengono posti alla durata dell’orario lavorativo.
Cosa succede se si hanno due contratti di lavoro?
Il nostro ordinamento giuridico consente in linea generale di stipulare un doppio contratto di lavoro, ma occorre prestare attenzione ai limiti e alle eccezioni in determinate circostanze.
Dal punto di vista della tipologia contrattuale (lavoro autonomo, dipendente o di collaborazione a tempo determinato o indeterminato), non ci sono restrizioni. Tuttavia, i limiti si pongono riguardo all’orario di lavoro. In base a questi principi, un lavoratore può avere un doppio contratto di lavoro a patto che:
- Le aziende coinvolte non operino nello stesso settore, anche nel caso in cui il secondo lavoro sia svolto in modo autonomo.
- Venga rispettato il principio di riservatezza riguardante il divieto di divulgazione di informazioni relative ai metodi di lavoro o all’organizzazione di un’altra azienda presso cui si lavora.
Spesso, per proteggersi, molte aziende inseriscono nelle clausole contrattuali vere e proprie disposizioni di non concorrenza che impegnano il lavoratore, anche fino a 5 anni dopo la fine del rapporto di lavoro, a non accettare o avviare altri lavori o attività in settori simili a quelli della società stipulante.
Quante ore si può lavorare con due contratti? Le disposizioni di legge disciplinano la durata e l’organizzazione dell’orario di lavoro, imponendo alcuni limiti:
- il totale di ore di lavoro settimanali non deve superare le 48 ore.
- Bisogna rispettare un riposo di 11 ore consecutive tra una prestazione di lavoro e l’altra.
- Il lavoratore deve osservare almeno un giorno di riposo a settimana.
È evidente che il limite delle 48 ore settimanali rende impossibile stipulare un secondo contratto per chi ha già un lavoro a tempo pieno (full-time). Tuttavia, ci sono delle eccezioni ai limiti normativi sull’orario di lavoro. Alcune tipologie contrattuali permettono di superare le limitazioni riguardanti l’orario di lavoro settimanale che, per legge, ogni datore di lavoro deve rispettare in maniera inderogabile sia per il lavoro full time che part time.
In presenza di un contratto di lavoro subordinato a tempo pieno o parziale, il lavoratore può stipulare un secondo contratto:
- di collaborazione, che non prevede limiti di orario.
- di prestazione occasionale, a patto che non sia nell’ambito della stessa azienda.
- come autonomo, sia a livello professionale che occasionale.
Nel caso di un rapporto di lavoro subordinato a tempo parziale, è possibile stipulare un secondo contratto della stessa tipologia, purché si rispetti sempre il limite delle 48 ore settimanali.
Doppio lavoro dipendente privato: quali rischi si corrono?
Il fenomeno del doppio lavoro per dipendenti privati è abbastanza diffuso, soprattutto tra coloro che hanno contratti part-time. Gestire due occupazioni, anche contemporaneamente, può sembrare più agevole in queste circostanze. Tuttavia, il quadro cambia quando dipendenti con contratti di lavoro full time decidono di intraprendere un secondo impiego.
Il principale interrogativo sorge sul modo in cui il lavoratore riesce a conciliare le due professioni, speculando sulla possibilità che possa cedere alla tentazione di assentarsi dal posto di lavoro principale. Inoltre, se il doppio lavoro coinvolge due aziende del medesimo settore, sorge il dubbio sulla violazione della clausola di non concorrenza. Nel settore privato, se hai un contratto full time puoi avere un altro lavoro a patto di rispettare queste tre limitazioni:
1. Limiti orari: la legge italiana stabilisce che un dipendente può lavorare al massimo 48 ore a settimana, con un riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive e un riposo giornaliero di almeno 11 ore consecutive. Un dipendente può svolgere due lavori part-time contemporaneamente, ma ciò non è possibile con un contratto full-time poiché il limite delle 48 ore settimanali verrebbe superato. Per garantire il rispetto dei limiti orari, il dipendente deve tener conto dell’obbligo di comunicazione del secondo lavoro.
2. Non concorrenza: per poter esercitare il doppio lavoro, il dipendente privato deve rispettare il divieto di concorrenza, stabilito dall’art. 2105 del Codice civile. Questo significa che il lavoratore non può svolgere attività che competono direttamente con la sua azienda, divulgare informazioni riservate sull’impresa o utilizzare informazioni a cui ha accesso per danneggiare l’azienda. Svolgere due attività parallele nello stesso settore può essere rischioso, poiché potrebbe entrare in conflitto con la posizione del dipendente nella prima azienda. Questo si verifica in due scenari: nel primo, il dipendente trova un secondo impiego nello stesso settore per sfruttare abilità specialistiche, senza danneggiare nessuno; nel secondo, il lavoratore sfrutta consapevolmente informazioni riservate per trarre vantaggio. In quest’ultimo caso, il datore di lavoro può licenziare l’impiegato per giusta causa.
3. Incompatibilità delle attività lavorative e assenteismo: il dipendente dovrebbe sempre comunicare al datore di lavoro se svolge attività lavorative parallele, specialmente in situazioni potenzialmente ambigue. Inoltre, è essenziale assicurarsi di poter gestire gli impegni per le diverse aziende in modo che il secondo lavoro non si sovrapponga al primo.
Doppio lavoro dipendente pubblico: cosa dice la legge?
Sei un dipendente pubblico e ti stai chiedendo se la normativa ti permette di svolgere due lavori contemporaneamente? La necessità di un doppio lavoro può sorgere per far fronte a urgenze economiche, ma è essenziale comprendere i limiti imposti dalla legge. Mentre per i dipendenti privati resta sempre possibile svolgere un secondo lavoro al di fuori degli orari di lavoro, senza interferire con l’attività principale, la situazione è diversa per i dipendenti pubblici.
In base all’articolo 53 del decreto legislativo 165 del 2001, i dipendenti pubblici non possono svolgere un doppio lavoro, e violare questa normativa può comportare sanzioni, incluso il rischio di licenziamento. La magistratura contabile, che controlla l’operato della Pubblica Amministrazione, conferma questo divieto.
Tuttavia, esistono alcune eccezioni in cui il dipendente pubblico può ottenere l’autorizzazione per svolgere un secondo lavoro e percepire uno stipendio aggiuntivo oltre a quello derivante dalla mansione pubblica. Queste eccezioni includono:
- collaborazioni con media: il dipendente pubblico può collaborare con giornali, riviste, enciclopedie, ecc;
- convegni e seminari: se partecipa come organizzatore a convegni o seminari, può percepire un compenso;
- incarichi con rimborso spese documentabile;
- profitti da opere dell’ingegno o invenzioni industriali;
- incarichi sindacali;
- attività formative per dipendenti della PA;
- aspettativa, comando o fuori ruolo: se si trova in queste posizioni, può svolgere un altro incarico.
Da notare che, a meno di eccezioni specifiche, il dipendente pubblico può esercitare attività di libero professionista solo se il suo contratto pubblico è un part-time al 50% o inferiore e se questa attività non è in contrasto con i principi di esclusività e incompatibilità del pubblico impiego.
Inoltre, è importante distinguere tra la libera professione e le prestazioni occasionali: il dipendente pubblico non può svolgere prestazioni occasionali. Prima di intraprendere qualsiasi attività aggiuntiva, è essenziale informarsi sulla normativa vigente e ottenere l’autorizzazione, se necessaria, per evitare conseguenze legali.
Doppio lavoro part time: è possibile?
La possibilità di esercitare due lavori part-time contemporaneamente è una questione spesso oggetto di dibattito, ma la risposta è chiara: sì, è lecito, purché si presti attenzione a determinati accorgimenti e vincoli imposti dalla legge.
La Corte di Cassazione ha chiarito che il datore di lavoro non può proibire a un lavoratore di svolgere un’altra attività lavorativa. Tuttavia, nel caso in cui un lavoratore decida di accumulare due lavori part-time, è necessaria una verifica di incompatibilità tra le due attività e l’osservanza dei doveri d’ufficio o la conciliabilità con il decoro dell’ente.
Il lavoratore che intende cumulare due lavori part-time deve fare attenzione a diverse indicazioni. Innanzitutto, i due lavori devono essere conciliabili, rispettando due condizioni fondamentali:
- l’orario: per quanto riguarda l’orario, è importante rispettare il limite di 48 ore di lavoro settimanale per ogni singolo lavoratore, incluso il tempo per gli straordinari. Questo limite massimo è calcolato su una media di 4 mesi di lavoro (o 6 mesi in alcuni casi), permettendo turni di lavoro superiori alle 48 ore in una singola settimana, a condizione che siano compensate da settimane con un carico lavorativo inferiore. È responsabilità del lavoratore comunicare ai datori di lavoro l’ammontare delle ore in cui può prestare la sua attività, rispettando i limiti dell’orario indicati.
- La fedeltà e la non concorrenza nei confronti dei datori di lavoro. Il lavoratore è tenuto a mantenere un comportamento corretto e in buona fede verso entrambi i datori di lavoro, evitando conflitti di interesse o comportamenti sleali.
In conclusione, la possibilità di svolgere due lavori part-time è consentita, ma va gestita con cura e responsabilità, rispettando i limiti di orario e garantendo una lealtà professionale nei confronti dei datori di lavoro.