Fringe benefit e welfare aziendale: le opportunità per imprese e lavoratori

Oltre alla classica busta paga, esiste un mondo di retribuzioni secondarie che sono parte integrante dello stipendio dei dipendenti. Stiamo parlando dei fringe benefit, che rappresentano quel valore aggiunto che i datori di lavoro offrono per attrarre, trattenere e motivare i talenti più preziosi. È fondamentale comprendere che i fringe benefit possono assumere varie forme e possono essere soggetti o esenti da tassazione.

Ma cosa sono esattamente questi benefit? Come funzionano? E quali vantaggi comportano per i lavoratori? Approfondiamo insieme l’impatto dei fringe benefit nel mondo del lavoro moderno. 

Cosa sono i fringe benefit e come funzionano?

I fringe benefit possono essere descritti come “compensi in natura” poiché non vengono erogati in forma di denaro, ma sono concessi sotto forma di beni e servizi da parte del datore di lavoro ai dipendenti. Quando si parla di welfare aziendale, in particolare dei fringe benefit, si pensa spesso all’auto aziendale concessa al lavoratore dipendente in uso promiscuo da parte del datore di lavoro, ma in realtà ci sono molte altre opzioni. Il fringe benefit, qualunque esso sia, appare come una voce regolare nella busta paga.

Superata una soglia specifica, l’intero valore del benefit è soggetto a tassazione. Negli ultimi tre anni, la soglia di esenzione dei fringe benefit ha subito diverse variazioni: con l’entrata in vigore del Decreto Aiuti-bis il 10 agosto 2022, la cosiddetta tasca fringe è aumentata da 258,23 euro a 600 euro, per poi essere ulteriormente incrementata a 3000 euro per lo stesso periodo d’imposta, come previsto dal Decreto Legge Aiuti quater pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’18 novembre 2022. Nel 2023, la soglia esente è tornata a 258,23 euro, tranne per i dipendenti con figli a carico, per i quali il Decreto Lavoro ha esteso l’innalzamento della soglia di esenzione a 3.000 euro per il 2023.

La novità più significativa riguarda comunque il 2024: la Legge n. 213 del 30 dicembre 2023, conosciuta come Legge di Bilancio, ha previsto per l’anno in corso l’aumento della soglia esente di 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico e di 1.000 euro per i dipendenti senza figli. Da notare che si considerano fiscalmente a carico i figli che non superano i 24 anni di età e hanno un reddito complessivo annuo pari o inferiore a 4.000 euro, e i figli che superano i 24 anni e hanno un reddito complessivo annuo non superiore a 2.840,51 euro.

Tra le novità c’è anche il fatto che, per la prima volta, rientrano nella soglia di esenzione dei fringe benefit anche le spese per l’affitto della prima casa o gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.

Chi ha diritto ai fringe benefit?

È importante precisare che, a meno che non siano esplicitamente previsti nel contratto, i fringe benefit non sono obbligatori. Spetta all’azienda comprendere il motivo per cui rappresentano un notevole vantaggio da diversi punti di vista. Ad esempio, oltre ad essere completamente deducibili, costituiscono un incentivo che favorisce il senso di coinvolgimento e valorizzazione dei dipendenti.

Di solito, i fringe benefit possono essere concessi a qualsiasi individuo che rientri nella possibile cerchia di beneficiari, tra cui:

  • Dipendenti a tempo indeterminato o determinato.
  • Dipendenti in part-time o a tempo pieno.
  • Dipendenti in modalità di lavoro agile (smart working).
  • Apprendisti, stagisti e lavoratori a progetto.

Tuttavia, spesso vengono assegnati su base personalizzata o a categorie più specifiche di collaboratori, come manager e quadri. Questo li distingue dai flexible benefit, che invece sono concessi a tutti i membri del personale o almeno a fasce molto ampie, poiché hanno principalmente un’importante valenza sociale.

Fringe benefit: qualche esempio concreto

L’elenco dei benefit per i dipendenti è diversificato, e tra i principali e più diffusi fringe benefit in busta paga troviamo i buoni pasto, le auto aziendali, i telefoni cellulari aziendali, le abitazioni, i prestiti agevolati e le borse di studio. Vediamo un breve elenco dei fringe benefit più comuni e come funzionano.

  • Auto aziendale. Se un’azienda assegna un’auto di proprietà aziendale a un dipendente, che può utilizzarla sia per scopi lavorativi che personali (uso promiscuo), l’uso personale di tale veicolo contribuisce alla formazione del reddito del dipendente (benefit) e viene quindi tassato. Se l’auto aziendale è disponibile solo per alcuni mesi dell’anno, il valore del Fringe Benefit va rapportato al periodo effettivo di disponibilità del bene.
  • Buoni pasto. Tra i fringe benefit più noti e utilizzati ci sono i buoni pasto. Si tratta di mezzi di pagamento a importo fisso forniti ai lavoratori in alternativa alla mensa aziendale. I buoni pasto non possono essere convertiti in denaro e il datore di lavoro non può pagarli in contanti al dipendente. Tuttavia, possono essere utilizzati per l’acquisto di generi alimentari o pasti presso esercizi convenzionati e possono essere integrati in denaro dal dipendente.
  • Smartphone e tablet. Questi dispositivi sono imponibili ai fini INPS e IRPEF solo se utilizzati anche per motivi personali. In tal caso, diventa retribuzione in natura e deve essere soggetto a tasse e contributi, calcolati sui costi delle telefonate private addebitate dal gestore telefonico al datore di lavoro.
  • Immobili in locazione, uso o comodato. È comune nella pratica aziendale concordare, oltre alla retribuzione, l’offerta di alloggi ai dipendenti o il riconoscimento di un contributo alloggio se il dipendente sceglie autonomamente di prendere un immobile. Inoltre, l’uso di un alloggio aziendale può essere necessario se il dipendente svolge le sue mansioni al di fuori della sede di lavoro abituale.
  • Prestiti personali agevolati. Questa categoria di fringe benefit comprende i finanziamenti concessi ai dipendenti a tassi di interesse agevolati rispetto a quelli di mercato.
  • Borse di studio. Un altro benefit di rilievo sono le borse di studio. Per legge, le somme erogate dal datore di lavoro ai familiari del dipendente, come il rimborso delle spese per le rette scolastiche o le tasse universitarie, sono escluse da tassazione.
  • Voucher. I benefit possono essere forniti ai dipendenti anche attraverso voucher, che rappresentano documenti di legittimazione (sia cartacei che elettronici) con un valore nominale. I voucher possono essere utilizzati per prestazioni ripetute nel tempo, come ad esempio gli ingressi in palestra.

Fringe benefit: quali sono i vantaggi per l’azienda? 

Investire nel capitale umano rappresenta sempre una scelta intelligente che contribuisce notevolmente a migliorare l’attrattiva di un ambiente di lavoro. Un’azienda che decide di offrire ai propri dipendenti i fringe benefit compie sicuramente un passo avanti rispetto alla concorrenza. Chiunque investa nelle proprie risorse umane attraverso iniziative mirate a migliorare la qualità della vita quotidiana non può sbagliare; è questa una delle vere chiavi del successo.

Il primo grande vantaggio dei fringe benefit per le aziende risiede nella soddisfazione dei propri dipendenti, che si sentono valorizzati e ricompensati per il loro contributo. Questo, a sua volta, si traduce in:

  • Una riduzione dell’assenteismo.
  • Una maggiore fedeltà dei dipendenti.
  • Un ambiente di lavoro più tranquillo.
  • Un miglioramento dell’immagine interna dell’azienda.

In aggiunta, il datore di lavoro può utilizzare i fringe benefit come elemento attrattivo durante il processo di selezione del personale, attirando così i migliori talenti disponibili sul mercato, interessati ai bonus extra offerti nelle posizioni vacanti.

Infine, ma non per questo meno importante, vi sono i vantaggi dei fringe benefit per l’azienda in termini di fiscalità, inclusi detassazione e deducibilità. Per l’azienda, tutti i costi associati ai beni e servizi forniti ai dipendenti all’interno di un piano welfare sono totalmente deducibili dal punto di vista fiscale, il che si traduce in un effettivo risparmio per l’azienda. 

Ad esempio, considerando una società con un imponibile di 2 milioni di euro: se decide di erogare fringe benefit del valore di 200.000 euro, l’imponibile scenderà a 1,8 milioni di euro, con un evidente risparmio nell’importo delle imposte dovute.

Fringe benefit: quali sono i vantaggi per i dipendenti? 

Stiamo ponendo l’attenzione sui vantaggi dei fringe benefit per le aziende, ma non possiamo trascurare quelli offerti ai dipendenti. Come già accennato, chi riceve un bonus, che sia un voucher per gli acquisti o altro, percepisce che il datore di lavoro sta investendo nel suo ruolo a lungo termine.

Sul fronte fiscale, ciò che viene erogato come bene o servizio in natura viene aggiunto al reddito da lavoro (e quindi tassato) solo quando si superano le attuali soglie previste dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Per il 2024, il limite massimo è aumentato a 1.000 euro per tutti (anziché 258,23 euro) e a 2.000 euro per chi ha figli a carico (invece dei precedenti 3.000 euro di fringe benefit).

Inoltre, i bonus aggiuntivi alleviano il carico delle spese quotidiane, con chiari benefici sull’equilibrio tra vita privata e professionale. Riducendo le preoccupazioni legate alla vita quotidiana, i dipendenti saranno in grado di affrontare con maggiore energia i propri compiti e responsabilità.