Oggi, a causa dell’emergenza Covid-19 che sta costringendo a stare a casa moltissimi italiani, il richiamo allo Smart Working è diventato una costante ma attenzione però a non confonderlo con il semplice Remote Working o, addirittura, con il Telelavoro. La distinzione più sottile è senza dubbio quella che c’è tra Smart Working e Remote Working considerati spesso come sinonimi.
Nelle inserzioni di lavoro e nelle ricerche di approfondimento eseguite dagli utenti sul web infatti è quasi sempre presente la prima esplicitazione, ormai in tendenza su Google Trends da diversi mesi. Non solo nel web, anche nei telegiornali, alla radio, sui giornali e nel dibattito pubblico non si parla d’altro che di questa nuova frontiera del lavoro percepita come fondamentale per affrontare le difficoltà del presente.
Considerata la notevole confusione tra Smart Working, Remote Working e Telelavoro abbiamo deciso di pubblicare questo articolo in cui cercheremo di chiarire le varie tipologie di lavoro così da avere una guida utile a portata di clic. Inizieremo esponendo la modalità di lavoro più obsoleta fino ad arrivare a quella più recente.
Telelavoro
Chiariamo subito che per Telelavoro s’intende una prestazione lavorativa eseguita regolarmente dal lavoratore. Qual è allora la caratteristica di questa modalità di operare? Il lavoro è svolto a distanza rispetto alla sede fisica (lavoro a distanza), con l’egemone supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
Nel caso del Telelavoro gli orari sono stabiliti e, normalmente, sono molti simili a quelli fissati per il personale che svolge i medesimi incarichi all’interno dell’organizzazione. In altre parole, il lavoratore compie la sua attività da una postazione fissa predefinita, in un luogo differente dall’azienda ma continuando a conformarsi ad una determinata rigidità oraria. Il Telelavoro è una commistione con il lavoro tradizionale ma gode di più flessibilità perché le persone possono scegliere dove lavorare.
Remote Working
Quando prendiamo in esame il Remote Working, traducendo dall’inglese, ci riferiamo al lavoro da remoto, cioè da un luogo che non sia l’ufficio dell’organizzazione. Non si tratta necessariamente di lavoro da casa (meglio etichettato come home working) piuttosto di lavorare in luoghi alternativi: presso un coworking dove si possono incontrare altri professionisti, al bar, in un ufficio temporaneo e sì, anche da casa. Il tutto in base alle proprie esigenze.
Il Remote Working è inoltre particolarmente legato alla tecnologia, in quanto si basa su modalità lavorative in cui il confronto e la comunicazione con colleghi e clienti avviene maggiormente attraverso piattaforme e applicativi online (es: Skype, Hangout, Zoom e altre soluzioni di social collaboration come Slack, Hibox, Trello, etc.). A questo punto la domanda sorge spontanea: che differenza c’è allora tra Remote Working e Smart Working?
Smart Working
Lo Smart Working esprime un nuovo assunto lavorativo che integra tre dimensioni: comportamenti e cultura organizzativa, spazi di lavoro e tecnologie. Lo Smart Working si basa su una concezione diversa del modo di intendere il lavoro: l’ufficio si trasforma in un luogo d’incontro, le tecnologie devono semplificare la collaborazione e, pertanto, devono garantire massima flessibilità e mobilità, le persone devono essere responsabilizzate e gestite per obiettivi attraverso un rapporto di fiducia che si crea sia tra colleghi che con i manager per agevolare la produttività ed il benessere.
Questa modalità di lavoro può essere utilizzata come strumento per favorire l’innovazione in ambito organizzativo. È un approccio al lavoro che le aziende dovrebbero adottare per rispondere prontamente alle esigenze che il mercato, la situazione pandemica in cui ci troviamo e il nostro stile di vita richiedono: flessibilità, produttività, mobilità, reattività, felicità, crescita.
Tutto questo, però, può avere inizio solo a partire da un cambiamento drastico nella coalizione dominante: il rapporto di fiducia si fonda infatti sul cambiamento di mindset e di approccio da parte dei vertici, che non rivestono più il ruolo di “controllori” ma diventano dei coach a tutti gli effetti, consiglieri dei propri collaboratori, semplificando la condivisione delle informazioni e assicurando maggior autonomia ai propri worker.
Inoltre, guadagnano notevole importanza le tecnologie e gli strumenti (ad esempio, dispositivi mobili, connettività, software per la produttività personale, conferenze online) con l’intento di lavorare in modo “intelligente” (questo significa Smart) e, quindi, rendere più efficiente il lavoro stesso.
Lo Smart Working, rispetto alle altre modalità, è certamente la più stimata per via dei radicali mutamenti psico-sociali che porta con sé. Si tratta di una vera e propria rivoluzione del lavoro e del modo di intendere il lavoro stesso, che segna un confine ben delineato tra passato – considerato ormai troppo arcaico – e presente.